La zona, tuttora chiamata dai Padovani "il Ghetto", si estende a sud di Piazza delle Erbe. Da lì si dipana un intrico di vicoli ricchi di negozi eleganti, laboratori artigianali, enoteche e localini dove fermarsi a bere un caffè o un aperitivo. La sua atmosfera pittoresca lo rende uno dei quartieri più incantevoli del centro.

La sua storia però fu segnata dalla segregazione della comunità ebraica per ordine della Repubblica di Venezia. Gli Ebrei padovani vi furono relegati dal 1603 al 1797, anno in cui, con l’arrivo di Napoleone e la caduta della Serenissima, furono dichiarati liberi e uguali.

I primi insediamenti ebraici in città sono di molto precedenti (XII secolo) e si trovavano in zona Savonarola, fuori dalla cinta muraria medievale. Una spinta all’incremento della popolazione ebraica in città fu data però dalla nascita dell'Università. A differenza di tutte le altre in Europa, questa accettava infatti studenti di ogni provenienza e religione. Un altro periodo florido fu poi l'epoca comunale, durante la quale la crescita dei commerci richiamò a Padova molti venditori di oggetti usati e prestatori di denaro. A quel punto il quartiere inizialmente scelto si rivelò non solo insufficiente ad ospitare tutti i nuovi arrivati ma anche collocato in posizione troppo decentrata rispetto alla zona commerciale delle piazze. Vi fu quindi uno spostamento verso il centro.

A partire dal Cinquecento in Europa iniziarono ad essere istituiti i Ghetti, creati per isolare gli Ebrei, separandoli dalla popolazione locale. Essi erano difatti malvisti per il loro grande potere economico, divenendo dei capri espiatori per una società nella quale le diseguaglianze sociali erano notevoli.

Il Ghetto di Padova veniva chiuso ogni notte da quattro porte per non permettere ai suoi abitanti di uscire. Al suo interno erano attive una sessantina di botteghe molto frequentate (a ricordo delle attività di allora esiste ad esempio ancora una via dei Fabbri). Potrete notare come i palazzi si sviluppano in altezza. Questa caratteristica è dovuta proprio al fatto che gli ebrei non potevano vivere altrove. E quindi, per poter avere un numero sufficiente di alloggi, furono costretti a espandere gli edifici in verticale.

Da vedere: Al numero 37 di via San Martino e Solferino vedrete la casa di Palla Strozzi, esule fiorentino giunto a Padova nel 1434. Pare che osservasse dal particolare spioncino l’operato dei garzoni della sua bottega. Al numero 21, dove ora c’è l’hotel Toscanelli, aveva sede l'accademia rabbinica. Proprio di fronte, noterete una galleria. Da lì, negli orari in cui il cancello è aperto, si accede a Corte Lenguazza, che una volta era il cuore del quartiere. Qui si trovavano un forno, una macelleria e l’ingresso alla Sinagoga Tedesca, oggi sede museale (con ingresso dalla via parallela). Per il resto vi consigliamo di esplorare la zona perché merita davvero, con i suoi vicoli acciottolati, e le piazzette. Guardatevi attorno ammirando i dettagli: portali lignei, bifore, affreschi, camini cinquecenteschi, poggioli.